di Adriano Petta e Antonio Colavito
Ipazia era una astronoma-matematica-filosofa il cui unico obiettivo era la ricerca della verità e del sapere, della libertà di pensiero, la quale fu fatta massacrare dal vescovo di Alessandria Cirillo (CHE TUTTORA VIENE FESTEGGIATO DALLA CHIESA COME SANTO..mi sono ripromessa di parlarne col mio parroco).
Nella Prima parte, narrata in prima persona come diario dal suo allievo Shalim, viene raccontata la persecuzione degli elleni e degli ebrei su ordine del cristianesimo, arrivando a bruciare statue e templi (tra cui il serapeo, la sede della grande biblioteca alessandrina) e uccidere senza scrupoli chi non voleva convertirsi al cristianesimo. Il gesto ultimo di questo scempio che è stata la scalata al potere di questa religione che ha sfruttato la parola di Cristo per comandare sui popoli e sullo stesso impero romano (d'Oriente e d'Occidente) è stato appunto la morte di Ipazia.
Catturata, torturata e smembrata da viva, i cui resti sono stati portati per le vie della città e poi bruciati.
La seconda parte sono tutti i pensieri filosofici e scientifici di Ipazia.
Questo è veramente un libro che vale la pena di leggere e che mi ha fatto nascere molte domande sulla Chiesa, non che ce ne fosse bisogno, avevo già un atteggiamento schifato verso il suo potere e la sua gerarchia, che non ha niente a che vedere con la mia Fede..Nel medioevo sarei già morta come eretica

Leggetelo!
Voto 10/10
Da questo libro hanno preso spunto per il film Agorà, che ho visto e che è spesso diverso in molti punti, ma il concetto di base non cambia.