La mia Roma
Inviato: mar 15 lug, 2008 9:21 am
Ultima fermata, curva a destra, capolinea. Piazza San Silvestro.
Scendo, mi faccio due passi fino al lavoro. Via del Corso di mattina è cosi vuota, cosi silenziosa. Ci sono solo io e qualche tassinaro, qualche conducente di autobus che porta tutti al lavoro. Incroci di tanto in tanto qualche sporadico lavoratore che, camminando presumibilmente in direzione del suo ufficio, non si accorge della fortuna di vivere in una città come questa. E' gente che tiene sempre la testa bassa quando cammina, e non guarda mai oltre la punta del proprio naso.
Se invece provasse ad alzare lo sguardo si accorgerebbe di sfumature che prima non aveva mai notato, di palazzi di una bellezza dimenticata. Mi chiedo chi mai è cosi fortunato da avere un appartamento in un posto simile.
Quando arrivo a Piazza Venezia sento la stessa sensazione che si prova quando riprendi fiato dopo essere stato in apnea finche i polmoni te lo consentono. C'è il Vittoriano che mi aspetta, in tutta la sua maestosità , che domina la piazza, offuscando i tristi ricordi di "balconi" ormai in disuso, ma pur sempre nella memoria, per non dimenticare mai.
Mi fermo, mi godo 5 minuti di silenzio. Io, lui, lei (la piazza). Finchè un autobus non rompe l'idillio e mi rimetto a camminare, lasciando l'ultima occhiata su via dei fori imperiali fino al Colosseo che, illuminato dai primi raggi di sole, sembra quasi darmi il buongiorno e scusarsi per essersi svegliato cosi tardi mentre io invece sono già in piedi da un bel pò.
E' un pò tardi però, devo sbrigarmi o non faccio in tempo a prendere almeno il primo caffè della mattinanata, quello che aiuta nei momenti più difficili.
Lo saluto quasi con un inchino, e so già che domani sarà li di nuovo ad aspettarmi.
Scendo, mi faccio due passi fino al lavoro. Via del Corso di mattina è cosi vuota, cosi silenziosa. Ci sono solo io e qualche tassinaro, qualche conducente di autobus che porta tutti al lavoro. Incroci di tanto in tanto qualche sporadico lavoratore che, camminando presumibilmente in direzione del suo ufficio, non si accorge della fortuna di vivere in una città come questa. E' gente che tiene sempre la testa bassa quando cammina, e non guarda mai oltre la punta del proprio naso.
Se invece provasse ad alzare lo sguardo si accorgerebbe di sfumature che prima non aveva mai notato, di palazzi di una bellezza dimenticata. Mi chiedo chi mai è cosi fortunato da avere un appartamento in un posto simile.
Quando arrivo a Piazza Venezia sento la stessa sensazione che si prova quando riprendi fiato dopo essere stato in apnea finche i polmoni te lo consentono. C'è il Vittoriano che mi aspetta, in tutta la sua maestosità , che domina la piazza, offuscando i tristi ricordi di "balconi" ormai in disuso, ma pur sempre nella memoria, per non dimenticare mai.
Mi fermo, mi godo 5 minuti di silenzio. Io, lui, lei (la piazza). Finchè un autobus non rompe l'idillio e mi rimetto a camminare, lasciando l'ultima occhiata su via dei fori imperiali fino al Colosseo che, illuminato dai primi raggi di sole, sembra quasi darmi il buongiorno e scusarsi per essersi svegliato cosi tardi mentre io invece sono già in piedi da un bel pò.
E' un pò tardi però, devo sbrigarmi o non faccio in tempo a prendere almeno il primo caffè della mattinanata, quello che aiuta nei momenti più difficili.
Lo saluto quasi con un inchino, e so già che domani sarà li di nuovo ad aspettarmi.